Le quisquilie del “Partecipante anonimo”

Quando leggo sul gruppo Facebook "Sei di San Ferdinando di Puglia Se..." post scritti da un “Partecipante anonimo” — uno che sceglie di restare nell’ombra — ne svaluto il contenuto fino a ritenerli poco più che quisquilie.

Anche le idee migliori (e non è questo il caso), se non camminano sulle gambe di una persona reale, con una storia e una coerenza personali, restano poco più che chiacchiere al vento.

San Ferdinando di Puglia ha bisogno di voci autentiche, non di ombre senza volto. Di cittadini che, se denunciano o esortano, lo fanno a viso aperto e sono pronti a sostenere le proprie parole con il peso del nome, del volto e — soprattutto — dell’esempio personale.

La politica che si intende criticare, fatta di promesse vuote e giochi di potere, prospera proprio grazie all’ambiguità di chi parla senza mostrarsi.

Se il messaggio è importante, allora è altrettanto importante conoscere il nome, la storia, lo stile di vita e la coerenza di chi lo veicola.

L’anonimato manifesta la viltà di chi vi fa ricorso per timore di essere lisciato contropelo da commenti al vetriolo, proprio in ragione della propria storia e incoerenza personali.

Nessun vero agente di cambiamento ha mai fatto la differenza restando nell’ombra. Chi ha cambiato davvero una città o una nazione ci ha messo la faccia. Sempre.

La verità è che la politica non si cambia dietro il velo dell’anonimato, ma con la partecipazione attiva e con la forza della testimonianza concreta. 

San Ferdinando di Puglia ha bisogno di verità. E la verità ha sempre un nome e un cognome. 

Non si può lanciare il sasso e nascondere la mano. Se un messaggio è autentico, va portato alla luce e posto su un lucerniere, non nascosto sotto il moggio o sotto il letto. Altrimenti, resta solo un discorso vuoto, destinato a svanire come le promesse elettorali che si pretenderebbe di criticare. 

Ed è per questo che l’anonimato non andrebbe favorito in alcun modo. In un gruppo Facebook, a mio avviso, andrebbe bannato.

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